Relazione sul saggio “Psicologia delle Folle” di Gustave Le Bon. A cura di Luca Petrini
Mi sono imbattuto in questo lavoro di Le Bon qualche anno fa quando stavo preparando il saggio su Hitler e il nazismo e sono rimasto fin dalle prime pagine assolutamente stupefatto dall’acutezza delle sue intuizioni che a tratti mi sembravano delle vere e proprie previsioni puntuali degli eventi che, pochi anni dopo, hanno portato alla concretizzazione del nazismo e di altri regimi dittatoriali. Psicologia delle folle rappresenta un’opera ancora assolutamente attuale in quanto i meccanismi che stanno alla base del funzionamento di una folla, per quanto non più così arcaici e plasmabili su larga scala come si è verificato negli accadimenti drammatici del secolo scorso, sono ancora fondamentalmente gli stessi.
Conoscere questi meccanismi può rappresentare ancora oggi una possibilità di riflessione in più per chiunque si trovi a sottostare a messaggi, slogan, propagande o ideologie che possano in qualche modo compromettere la sua capacità di analisi critica della realtà.
La tesi centrale di Psicologia delle Folle sostiene che quando un gruppo di individui vengono sottoposti a determinati influssi e si trovano momentaneamente riuniti, ai loro caratteri preesistenti determinati dalla personalità, dalla razza e dalla cultura se ne aggiungono di nuovi, a volte profondamente diversi da quelli originari. Si costituisce così quella che l’Autore definisce una folla psicologica: un agglomerato di uomini con caratteristiche nuove ben diverse da quelle individuali dei singoli soggetti che lo compongono. Le differenze personali si attenuano e i sentimenti e le idee di tutte le unità si orientano nella medesima direzione. Si forma così un’ anima collettiva, senza dubbio transitoria, ma con caratteristiche molto precise che vanno a sovrapporsi, oscurandole, alle peculiarità individuali dei singoli e che formeranno poi l’ anima collettiva della folla stessa.
Tali caratteristiche poggiano su tre fenomeni principali:
Il soggetto in una folla acquista un sentimento di potenza in base al quale si permette più facilmente di cedere agli istinti, facilitato anche dalla condizione di anonimato e di perdita di responsabilità individuale che il fatto di appartenere ad una folla gli fa vivere. La folla è pertanto anonima e irresponsabile.
Il fenomeno del contagio mentale determina l’influenzamento reciproco che permette ad un’ idea, ad un’emozione o ad una sensazione di diffondersi inconsapevolmente tra gli individui che compongono la folla. Tale contagio ha valenze ipnotiche e porta il soggetto a sacrificare i propri interessi e le proprie idee personali in favore di quelli collettivi.
Il contagio a sua volta è l’effetto diretto di una terza caratteristica che è quella della suggestionabilità. Secondo Le Bon in un soggetto suggestionato certe facoltà possono essere spinte ad un grado di estrema esaltazione mentre altre possono venir sopite. La suggestione che viene esercitata da un individuo o da un’ idea su una folla acquista enorme potere perché viene alimentata reciprocamente dagli individui appartenenti alla folla stessa.
L’autore, inoltre, sottolinea l’importanza di caratteristiche come l’impulsività, la mutevolezza e l’irritabilità. I diversi impulsi ai quali le folle obbediscono potranno essere generosi o crudeli, eroici o vili ma saranno sempre imperiosi e così pervasivi che anche l’ istinto di conservazione ne può rimanere compromesso. La folla non ammette ostacoli alla realizzazione dei propri desideri e la nozione di impossibilità in una folla scompare. Qualsiasi ostacolo o idea contraria risulta estremamente irritante.
Le folle sono particolarmente suggestionabili da sentimenti impetuosi, tuonanti. Un leader che voglia persuadere una folla deve abusare di dichiarazioni violente, esagerare, affermare, ripetere e mai tentare di dimostrare fatti o idee con il ragionamento logico.
I sentimenti delle folle sono caratterizzati dalla semplicità e dall’esagerazione. Nelle folle un sentimento viene vissuto ed espresso in blocco senza sfumature né gradualità ed assume subito intensità esagerate e perfino fanatizzate: un’ antipatia può divenire odio sfrenato, un sospetto si trasforma subito in evidente certezza ed un’attrazione diverrà presto ammirazione se non divinizzazione. Nelle folle, la semplicità e l’esagerazione dei sentimenti annullano qualsiasi dubbio e incertezza.
Gli individui sono così convinti di trovarsi dalla parte del giusto che non ammettono contraddittorio risultando perciò intolleranti verso qualsiasi idea o qualsiasi gruppo esterno.
Tutte le folle, secondo le Bon, hanno le caratteristiche del fenomeno religioso: adorazione di un essere ritenuto superiore, timore del potere che viene attribuito ad esso, sottomissione cieca ai suoi ordini, impossibilità di discutere i suoi dogmi, desiderio di diffonderli, tendenza a considerare nemici tutti coloro che rifiutano di ammetterli. Aspetti sovrannaturali e misteriosi sono presenti nell’animo delle folle che rivestono dello stesso potere misterioso la formula politica o il capo vittorioso da cui sono momentaneamente fanatizzate. Il fanatismo e l’ intolleranza, come la storia dimostra, accompagnano solitamente il sentimento religioso quanto il sentimento di appartenenza ad una folla laica.
Le idee ed i concetti che un leader vuole trasmettere ad una folla devono essere e traducibili in immagini. L’immaginazione, specie quando l’immagine è fornita da altri, non richiede sforzo, è inconsciamente convincente ed è alla base della formazione delle idee collettive. Un’affermazione non dimostrabile, presentata in blocco senza indicarne la genesi, ma che sia in grado di evocare immagini, è in grado di convincere all’istante una folla in modo più intenso e più efficace di mille parole e ragionamenti. Non essendo capaci di ragionare e privi di senso critico, gli individui in una folla non distinguono il verosimile dall’inverosimile arrivando addirittura a preferire quest’ultimo. Le illusioni infatti sono il cibo preferito dalle folle. Ecco perché, come afferma Le Bon, esse sono maggiormente colpite dal lato meraviglioso o leggendario degli eventi.
La volontà del capo costituisce il nucleo attorno al quale si formano e si identificano le opinioni.
Riporto un breve passo del testo di Le Bon, che richiama alla mente in modo inequivocabile la figura di Hitler; sorprende che sia stato scritto in un’ epoca antecedente al nazismo: “Nella maggior parte dei casi il capo è stato dapprima un gregario ipnotizzato dall’idea di cui di seguito è divenuto l’ apostolo. Quest’idea lo invade al punto che nulla più esiste al di fuori di essa. Il più delle volte i capi non sono uomini di pensiero ma d’ azione. Vengono reclutati soprattutto tra quei nevrotici, esagitati, semi-alienati che vivono al limite della follia. Per quanto assurda sia l’idea che difendono o lo scopo che perseguono, qualunque ragionamento si infrange contro le loro convinzioni. Il disprezzo e la persecuzione non fanno che eccitarli di più. Interesse personale, famiglia, tutto è sacrificato. Persino l’istinto di conservazione è distrutto al punto che il martirio costituisce spesso l’ unica ricompensa alla quale quegli individui ambiscano.”
Le Bon sostiene che il compito principale di un capo sia quello di “creare una fede”, sia essa religiosa, politica o in un’ ideale. La forza che scaturisce da una fede è una delle più potenti. Dare all’uomo una fede significa decuplicare la sua forza!
Per farlo è essenziale che il capo conosca l’ arte dell’uso delle parole. Le immagini sono evocate nelle masse attraverso un sapiente uso delle parole e delle formule. Compito di ogni leader è conoscere sia il significato che determinate parole hanno in un preciso momento storico ed in una determinata cultura, sia le immagini che una certa parola può o meno evocare in quel contesto. Il potere delle parole dipende infatti in larga misura dall’immagine che esse suscitano nelle folle.
I mezzi di persuasione con i quali i capi agiscono per trascinare una folla sono l’ affermazione, la ripetizione e il contagio. L’affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un mezzo sicuro per far penetrare un’ idea nello spirito delle folle. La ripetizione rende l’affermazione efficace. Essa deve essere ripetuta di continuo, il più possibile e negli stessi termini. Dopo qualche tempo l’ affermazione ripetuta entra nell’immaginario della collettività che vi aderisce come ad una verità. Una volta che l’affermazione adeguatamente ripetuta entra nell’animo delle folle, si diffonde all’interno delle stesse attraverso il fenomeno del contagio. Le idee, i sentimenti, le emozioni, le credenze possiedono nelle folle un potere contagioso intenso e pervasivo. Il contagio è abbastanza potente da imporre agli uomini non soltanto certe opinioni ma anche certe impressioni dei sensi. Le opinioni e le idee si propagano per mezzo del contagio e quasi mai del ragionamento.
Per persuadere e guidare una folla un capo deve servirsi di modelli. Un piccolo numero di persone, aventi un certo prestigio socialmente riconosciuto, è sufficiente per funzionare da modello e trasmettere automaticamente opinioni e idee alle folle. Il prestigio infatti è una caratteristica fondamentale per condurre una folla. E’ una sorta di fascino che paralizza le facoltà critiche e colma gli interlocutori di stupore e di rispetto. La caratteristica principale del prestigio è infatti quella di impedire all’ascoltatore di vedere come le cose realmente stiano paralizzando la sua capacità di giudizio. Le folle hanno bisogno di opinioni già fatte e il successo delle opinioni, indipendente dalla parte di verità o di errore che contengono, poggia per gran parte sul loro prestigio il quale a sua volta è diretta conseguenza del prestigio di chi tali opinioni le formula o le promuove.
Sono in molti a credere che Hitler sia stato un lettore dell’opera di Le Bon, di certo lo è stato Mussolini che ha esplicitamente affermato: “ Ho letto tutta l’ opera di Le Bon ( …) è un’opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno”.
Luca Petrini agosto 2018