L’attacco di panico è una delle esperienze più terrificanti che l’ansia può provocare. La persona che vive un attacco di panico pensa di morire e non trova nell’ambiente circostante niente che possa rappresentare una “via d’uscita”.
Per attacco di panico si intende un’improvvisa manifestazione di ansia acuta nella quale i sintomi fisici (aumento dei battiti cardiaci, dolore o fastidio al petto, sudorazione improvvisa, sensazione di soffocamento, nausea e/o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, sensazione di irrealtà o di essere distaccati da se stessi, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, sensazione di torpore o di formicolio, brividi o vampate di calore) si associano ad un vissuto di terrore riguardante la morte imminente e/o la perdita del controllo sui propri pensieri e sulle proprie azioni.
L’attacco di panico in genere dura pochi minuti e i sintomi si attenuano progressivamente, ma la persona che lo vive rimane spossata come se fossero passate ore.
L’attacco di panico è sostanzialmente innocuo e non provoca danni agli organi del corpo, eppure chi lo ha vissuto lo descrive come un’esperienza molto sgradevole che spesso conduce allo sviluppo di uno stato di ansia anticipatoria legato alla paura di avere un nuovo attacco. La paura di avere un nuovo attacco porta la persona ad adottare condotte di evitamento: “non prendo più il treno” “non vado più in quel luogo”, ecc. Questo comportamento, pur comprensibile, porta in una spirale viziosa fino a strutturare quello che viene chiamato disturbo da panico un disagio ancora più complesso che pian piano erode alla persona lo spazio vitale e rende l’esistenza particolarmente problematica.
Le cause di un attacco di panico possono essere le più svariate anche se in genere l’evento si manifesta in concomitanza di periodi particolarmente stressanti per la struttura psichica della persona.
Per far fronte all’attacco di panico, oltre ad una corretta psicoeducazione, si adottano alcune tecniche di rilassamento, quasi tutte fondate su specifici modi di respirare, il tutto all’interno di un percorso psicoterapeutico che permetta pian piano alla persona di riprendere possesso della propria vita.
In alcuni casi può essere necessario un intervento integrato per questo nel mio lavoro mi avvalgo della collaborazione con psichiatri, medici omeopati o naturopati che possano sostenere i miei pazienti, qualora ve ne sia la necessità, con i prodotti più appropriati.
Nella mia pratica clinica, integro le tecniche psicoterapeutiche con approcci corporei e con l’uso di alcune forme di meditazione (intese in senso laico) che, come oggi moltissimi studi hanno confermato, oltre ad ampliare i livelli di consapevolezza costituiscono un valido aiuto al cambiamento terapeutico.